Articolo Messaggero Veneto 19.01.2019

 

ARTEGNA. Chi lo conosce bene dice che non può vivere senza un blocco di pietra davanti e tra le mani uno scalpello e una mazzuola. E lui conferma.

Da quando Gianni Munini, 68enne di Artegna, è in pensione, si fatica a trovarlo lontano da quell’angolo dietro casa dove si è ricavato il suo personale laboratorio. Poche cose. Essenziali. Un tavolo, una riga di scalpelli di varie dimensioni e la sua inseparabile smerigliatrice. In quel regno – spesso nelle giornate di sole spostandosi all’aperto dove lo sguardo arriva fino alla cima del monte Cuarnan –, Gianni crea da mattina a sera.

Sotto le sue sicure mani quei blocchi squadrati di pietra – rigorosamente Piasentina di Torreano – diventano qualsiasi cosa detti la fantasia. Da fontane a sculture di ogni tipo, da crocifissi alle riproduzione di alcune opere di Modigliani, da mortai con pestelli a portafoto di ogni dimensione. E poi orologi, vasi dalle forme più fantasiose, la serie di segni zodiacali, animali, soprammobili di ogni foggia, statue, portabottiglie, portaombrelli. Lo scantinato della sua abitazione non riesce più contenere le centinaia di creazioni. Il giardino – neanche a dirlo, il muro di cinta in sasso porta la sua inconfondibile firma – sembra un’esposizione a cielo aperto.

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